Ben ritrovati appassionati di trekking, qui Sofia, ancora una volta Valentina mi ha ceduto la tastiera di @viaggerellando per raccontarvi uno dei miei viaggetti a piedi.
Una settimana di cammino, “finché la terra diventa mare”, in uno degli angoli più suggestivi d’Italia: il Salento.
Ecco un breve riassunto di quello che scoprirete in questo articolo:
Come saprete, il Salento è l’area del "tacco d’Italia", una penisola incastonata fra lo Ionio e l’Adriatico, terra natale di Al Bano, che ora vi è tornato a svernare e produrre vini, e dove Biagio Antonacci va in vacanza a prendere tempo (al ritmo di non vivo più senza te, anche se, anche se) ma ciò che forse non sapete è che, oltre alle famose località balneari, il suo cuore è fatto di uliveti, campi, adorabili borghi, muretti a secco e botteghe storiche.
Il Cammino del Salento è un percorso giovane, nato nel 2020 dall’unione dei luoghi preferiti di Federica e Mariarita, ideatrici e promotrici del progetto, che ci hanno supportate nell’organizzazione dell’itinerario e che abbiamo avuto la fortuna di incontrare di persona durante gli ultimi giorni di marcia. La giovinezza del percorso è evidente: lo è nell’entusiasmo che trasmettono le ideatrici e i collaboratori che nel tempo si sono aggregati alla missione, lo è nello stupore degli abitanti, soprattutto dell’entroterra, che guardano i viandanti come fossero alieni, tant’è che più volte, con un certo tono di pietà, ci è stato chiesto “ma volete un passaggio?”. Lo è anche nella segnaletica, che è ancora in progress: alle volte viene coperta, altre volte l’adesivo arancione che indica il percorso sbiadisce prima di essere sostituito. Sappiamo però con certezza che dopo il nostro viaggio, che ho intrapreso questa volta con una cara amica camminatrice a cavallo tra il 2022 e il 2023, sono state ritracciate alcune tratte, e in tutte sono state migliorate e rese più stabili e durature le indicazioni.
Quando fare il Cammino del Salento?
Beato il Sud Italia che ci permette di camminare 365 giorni l’anno: ho percorso il cammino del Salento a cavallo tra dicembre e gennaio, e le condizioni sono state ottime. In generale, la via è percorribile tutto l’anno - fatta eccezione per i mesi più caldi, se non volete schiattare - ma dà il suo meglio nei mesi non turistici, quando le spiagge si svuotano, i prezzi delle strutture calano, e i pugliesi si riappropriano con piacere dei propri spazi. Se poi avrete la fortuna di viaggiare nel periodo natalizio, beati voi: vi si respira un’atmosfera calda, accogliente e festosa, da far invidia ai migliori mercatini di Natale (parola di Trentina!). Sono solo 3 i punti a sfavore - a parer mio - dei viaggi fuori stagione:
molte strutture turistiche sono chiuse;
alcuni servizi - taxi, bus etc. - potrebbero non essere attivi;
le giornate corte potrebbero obbligarvi a partire presto al mattino per evitare di terminare al buio.
Difficoltà del Cammino del Salento
Per quanto riguarda la via dei Borghi, non ci sono grandi difficoltà: il percorso è pianeggiante e le distanze sono percorribili serenamente da chi è abituato a camminare. Personalmente, viste le mie caviglie debolucce, ho accusato i tanti chilometri su asfalto e alcuni tratti rocciosi - ma super scenografici! - in riva al mare. Nessun gran dislivello e tappe che raggiungono al massimo i 27 km (se non si sbaglia strada come noi) fanno sì che anche i camminatori alle prime armi possano godere dell’esperienza faticando il giusto.
Il Cammino del Salento può essere percorso in autonomia, oppure partecipando ad una missione in piccolo gruppo, accompagnati da guida. Non dovrete pensare a nulla se non a godervi l’esperienza: verranno prenotati per voi gli alloggi e i bagagli saranno comodamente trasportati in macchina di tappa in tappa.
Non amate i viaggi di gruppo ma organizzare un cammino non è nelle vostre corde? Il CdS offre the best of both worlds: potrete affidarvi all’organizzazione di Federica e Mariarita, che vi aiuteranno a pianificare, prenotare e vivere un viaggio su misura, con la sicurezza di avere disponibile il loro supporto pre e durante il cammino. Se volete maggiori informazioni su questa possibilità, cliccate qui.
Prima del viaggio: Consigli e opinioni sul Cammino del Salento
Prima di lanciarsi nel Cammino del Salento, così come in ogni altro cammino, è bene informarsi sul luogo che si sta per visitare e sull’avventura che si sta per affrontare. Il sito ufficiale del CdS è un valido strumento per approfondire contenuto e difficoltà delle tappe, ma cosa più importante vi da accesso a due supporti praticamente fondamentali:
Come vi dicevo pochi paragrafi più su, il percorso non sempre è perfettamente segnalato, e capita di esitare a qualche incrocio. Le tracce gpx, da scaricare su qualsiasi smartphone, possono aiutarvi a procedere con maggior serenità e supportarvi nel capire dove siete e se eventuali alternative sono disponibili.
Il Passaporto del Pellegrino invece sarà la vostra chiave per accedere a sconti, convenzioni e consigli, oltre a permettervi di tenere traccia dei vostri progressi grazie ai timbri che andrete raccogliendo di tappa in tappa. E che soddisfazione vederlo riempirsi! Potete farvelo spedire a casa oppure ritirarlo al Lobby Collective Hostel di Lecce, dove potrete passare la notte con sconto pellegrini.
A proposito di passare la notte
Dove dormire lungo il Cammino del Salento?
Parola d’ordine: non improvvisare. Il Salento è sì una regione turistica e ricca di strutture ricettive, ma d’estate ad esempio i vari hotel, B&B e affittacamere potrebbero costare un occhio della testa, decidere di evitare gli ospiti di una sola notte o semplicemente essere già al completo. Fuori stagione invece i prezzi saranno più bassi, certo, ma l’offerta sarà decisamente limitata, soprattutto considerando che l’idea di essere un luogo di cammino e non solo di spiaggia e tintarella deve ancora mettere radici in una regione abituata a ben altro tipo di turismo. Il consiglio dunque è quello di prenotare appena possibile e di verificare la distanza dell’alloggio scelto dal percorso. Causa indisponibilità di strutture, durante la nostra esperienza abbiamo dovuto allungare due volte il cammino anche di vari chilometri, al fine di raggiungere il nostro tanto agognato letto.
Tra le strutture da noi prenotate, vi consiglio:
Lecce: Lobby Collective Hostel (convenzionato);
Lecce: La Fontanella B&B. Piccola struttura a gestione familiare in cui farsi coccolare. Le stanze sono nuove e curate in ogni dettaglio, ci tornerei sicuramente;
Corigliano d’Otranto: B&B Calì Nitta. Grande casa con finiture di pregio situata proprio nella piazza del paese (convenzionato);
Santa Maria di Leuca: Albergo del Santuario. Più de finibus terrae di così si muore: alloggio spartano ma pratico ai piedi del faro (convenzionato).
Cosa mangiare lungo il Cammino del Salento?
Ovvero: il motivo principale per cui ho scelto di camminare in Salento e non … chessò … in Scozia (easter egg, segnatevelo e ad agosto ne riparliamo!). Evidentemente non devo essere stata la prima a farmi attrarre proprio dal fattore gusto, tant’è che sul blog ufficiale del CdS c’è un articolo proprio su come recuperare le energie a fine tappa. E all’inizio. E durante. E al rientro dalla Puglia.
Partiamo dalla colazione: pasticciotto e caffè leccese accoppiata vincente. Il pasticciotto immagino lo conosciate tutti: frolla ripiena di crema pasticcera (ma con infinite varianti possibili) e un caffè che già amavo a Milano, nato dall’unione tra caffè espresso, ghiaccio e latte di mandorla (che più che un latte è uno sciroppo fatto di acqua, zucchero e mandorle).
Devo confessarvi però un mio vegetarian fail: nonostante io sia vegetariana - appunto -, solo al settimo giorno in Salento ho scoperto che il vero pasticciotto, al suo interno, vuole lo strutto. Un amore rovinato così, da un momento all’altro. Sigh.
A pranzo, niente di meglio che mettere in saccoccia una puccia - il tipico panino vuoto all’interno da riempire con di tutto e di più - o un rustico - pasta sfoglia ripiena di besciamella, pomodoro e mozzarella filante - da comprare in uno qualsiasi dei tanti panifici che si trovano nei borghi.
E a cena, vista anche la fatica, nessuna dieta: frittini, orecchiette, pittule, ricci di mare, cozze, lumache, carne di cavallo, pesci vari, crostacei, carboidrati in tutte le salse. Lato veggie, da provare assolutamente la pasta ciceri e tria: ceci e una pasta fresca piuttosto lunga, che viene in parte fritta, aggiungendo al piatto un delizioso tocco crunchy.
Perfetti a tutte le ore invece i celebri taralli, di cui si trovano deliziose e fantasiose varianti. Ricordate di lasciare un po’ di posto nello zaino per la scorta da portare a casa.
Con il passaporto del pellegrino, inoltre, potrete avere degli sconti o dei menù speciali in alcuni ristoranti selezionati lungo il percorso!
ITINERARIO GIORNO PER GIORNO
Il percorso e le tappe del Cammino del Salento
O meglio: i percorsi. Il Cammino del Salento si può affrontare da due diverse strade: la via dei Borghi e la via del Mare. Partenza condivisa sotto l’arco di Porta Napoli, ma vie separate che si uniscono ad Otranto per poi coincidere fino a Leuca. (Amici della Rota Vicentina, notate qualche somiglianza?).
La via dei Borghi, la prima a nascere, parte da Lecce e, dopo 6 tappe, per un totale di 135 km, arriva a Leuca passando prima dall’entroterra e poi dalla costa Adriatica.
La via del Mare, sorella minore ma che già ha attirato le attenzioni di molti camminatori, parte sempre da Lecce ma sin da subito vira verso il mare, che avrà al suo fianco lungo tutte e 5 le tappe, per un totale di 115 km di cammino.
Da qui in poi vi racconterò la mia esperienza lungo la Via dei Borghi.
Parto col dire che la mia forma fisica non era proprio al top: sono atterrata in Salento con più di 39° di febbre, e dal secondo giorno di cammino in poi ho dovuto fare i conti con un callo trasformato in vescica (amichevolmente battezzato Funky il Callo - se l’avete capita vi batto un cinque) che mi ha fatto vedere le stelle ad ogni passo fino al rientro a Milano. Se nonostante gli acciacchi è stata un’esperienza magnifica, chissà come sarebbe stata se avessi potuto godermela al meglio.
GIORNO 1 | Arrivo a Lecce
L’aeroporto più vicino al punto di inizio è quello di Brindisi, da cui partono con frequenza autobus che in meno di 40 minuti vi porteranno fino al centro di Lecce. Alternativa valida, ma più lenta, è raggiungere Lecce con i tanti treni diretti ad alta velocità che partono dal Nord. Se, come me prima del cammino, non siete mai stati a Lecce, vi consiglio di dedicare almeno una mezza giornata alla visita della città che è deliziosa, curata, luminosa, ricca di botteghe artigiane, chiese barocche, ristoranti e negozietti in cui mi sarei persa per ore.
GIORNO 2 | Lecce → Sternatìa 21,7 km
Ecco, io questo tratto qui l’ho proprio dovuto balzare perché la febbre ancora mi teneva stretta al letto. Ma Irene, la mia prode compagna di viaggio, l’ha percorso da sola passando il tempo abbracciando ulivi (attività consigliata dal Passaporto del Pellegrino) e coccolando gatti, raggiungendomi a Sternatia - in cui mi aveva portata nel frattempo un adorabile trenino degli anni ‘70 che sembrava uscito da un cartone animato - serena e fresca come una rosa. Sternatia è un piccolo borgo visitabile in una mezz'oretta. Come consiglia il Passaporto del Pellegrino, è possibile visitare, a offerta libera, un frantoio ipogeo.
GIORNO 3 | Sternatìa → Corigliano d’Otranto 20 km
Finalmente ho potuto rimettere lo zaino in spalla e incamminarmi in compagnia alla volta di Corigliano. Consiglio di affrontare questa tappa con tutta la calma che merita: entrate in tutte le chiese, fermatevi in tutti i bar, intasate la memoria della macchina fotografica. L’entroterra salentino si mostra da subito in tutto il suo splendore: campi baciati dal sole e passaggi nei borghi di Soleto e Galatina, in cui fermarsi e fare merenda 1, 2, o anche più volte, tanto ne vale la pena. Quando ci siamo state noi, le mura bianche erano ancora agghindate a festa per il Natale ma, ghirlande o meno, non perdono il loro fascino. Il nostro errore è stato procedere con calma - come si deve - ma sottovalutando gli orari del tramonto in pieno inverno. Poco da dire sugli ultimi chilometri, visto che attorno a noi abbiamo visto ben poco, se non un gentile gatto che ci ha accompagnate nel buio, attendendoci e motivandoci a forza di miagolii, negli ultimi 4 km della tappa.
Arrivate a Corigliano, il nostro brillante padrone di casa ci ha accolte in un appartamento dai soffitti affrescati e ci ha introdotto al grico. Conoscete? Il grico è una lingua che nasce dall’unione di greco e italiano, che si parla tutt’ora in 9 piccole cittadine della provincia Leccese, tra cui Sternatia e Corigliano. Non a caso il nostro B&B si chiamava Calì Nitta (Kalinikta significa buonanotte in greco)!
GIORNO 4 | Corigliano d’Otranto → Otranto 26,5 km
Era il 31 dicembre. La giornata è cominciata come al solito con caffè leccese e pasticciotto, un saluto al Castello Volante di Corigliano (faccina commossa) - che purtroppo non abbiamo avuto il tempo di visitare - e via che si va a terminare l’anno in bellezza.
Abbiamo raggiunto Otranto al tramonto, che ci ha accolte in una luce rosa e con il fermento per i festeggiamenti che di lì a poco avrebbero avuto inizio. Pit-stop rapido (forse meno rapido del previsto: eravamo fisicamente distrutte) e, con un velo di rossetto e la tuta da ginnastica - obv - ci siamo accomodate in uno dei tanti ristoranti della città vecchia per un cenone alternativo. Le palpebre pesanti, in una mano la forchetta e nell’altra il cellulare per montare in extremis i reel “Recap 2022”, terminata la cena abbiamo aspettato la mezzanotte in piazza, con i bicchieri di plastica e le bollicine offerte da compagni di cammino incontrati il giorno prima, e, chi l’avrebbe mai detto, i piedi che per quanto desiderosi di amputazione tra vesciche, calli, tendiniti e stanchezza, si sono addirittura lanciati in una pizzica.
A mezzanotte e mezza, il letto chiama troppo forte per resistere, anche perché la sveglia, l’indomani, sarebbe suonata alle 4:30.
GIORNO 5 | Otranto → Santa Cesarea Terme 22 km
Perché tanto sadismo? La scelta di essere a Otranto proprio quella notte non è stata casuale: a pochi chilometri dal centro, per la precisione al Faro di Punta Palascìa, punto più orientale del Paese, ci si raduna ogni primo gennaio per assistere in compagnia alla prima alba dell’anno. L’evento prende il nome di Alba dei Popoli e, a onor di cronaca, noi abbiamo ricercato un’esperienza ancora più unica volendo raggiungere la Baia delle Orte, da cui avremmo potuto godere della vista del faro a distanza.
Il karma ha punito la nostra intraprendenza - e pigrizia - nel voler trovare scorciatoie dove non ce n’erano, facendoci finire nel bel mezzo di una superstrada vuota, nel buio più totale, e in una nebbia così fitta che pianura padana spostati. Dopo varie peripezie e aver messo a dura prova la nostra amicizia, Irene e io siamo arrivate, in anticipo, al punto designato per ammirare l’alba.
Nonostante la stanchezza, non c’è dubbio che ne sia valsa la pena. A sole sorto, abbiamo rimesso lo zaino in spalla per un breve retro-front fino alle variopinte cave di bauxite, per poi proseguire a metà costa fino a Porto Badisco. Anche qui, i nostri corpi stanchi e provati, hanno preferito rallentare e darsi il tempo di rimettersi in sesto, ricorrendo ad un autostop fino alla bella Santa Cesarea Terme, a picco sul mare.
GIORNO 6 | Santa Cesarea Terme → Marina Serra 22,9 km
Ci si trova in queste tappe in alcuni dei punti più turistici della regione, che durante l’estate vengono presi d’assalto da vacanzieri bramosi di tuffarsi in un mare blu come se ne vedono pochi. E immaginate quello stesso mare, brillante da sembrare dipinto, solo per voi, nei sonnolenti mesi invernali. A Santa Cesarea, e ancor di più nella successiva Castro - non a caso detta “perla del Salento” - ci si rende veramente conto di quanta fortuna porti con sé l’avere una passione de-stagionale come il camminare. Si cammina per quasi l’intera tappa a fianco al mare, e alla Cala dell’Acquaviva si può addirittura azzardare un tuffo prima di risalire verso Marina Serra.
Un suggerimento: se, come me, soffrite di caviglie deboli, vi consiglio di affrontare il tratto tra Castro e la Cala lungo la strada asfaltata ed evitare, a malincuore, il sentiero roccioso sul lungomare, piuttosto impegnativo.
GIORNO 7 | Marina Serra → Leuca 21,8 km
Non avendo trovato alloggio a Marina Serra, abbiamo dormito a Tricase, e direttamente da lì abbiamo raggiunto Tiggiano, dove abbiamo visitato i cortili del Palazzo Baronale, ornato da arance e luminarie. Definitivamente allo stremo tra vesciche e tendiniti, Irene e io volevamo, ahinoi, terminare l’avventura in autobus. Autobus che, purtroppo, non era affatto attivo in inverno. Ma è proprio qui che entrano in scena Federica e Mariarita, che proprio in quel momento erano di passaggio a Tiggiano con un gruppo organizzato. Ci hanno gentilmente offerto un passaggio in auto fino a Marina di Novaglie, a una decina di chilometri dal punto di partenza, ma ci hanno però dissuase dal perderci il tratto di sentiero delle Cipolliane, una scenografica passeggiata sulla scogliera che effettivamente, col senno di poi, avremmo fatto male a evitare. A denti stretti, un passetto storto dopo l’altro, l’abbiamo percorsa fino alle famose Grotte delle Cipolliane e poi fino al Ponte Ciolo, punto finale del nostro cammino, ma non di quello ufficiale, che prevede altri 7 km lungo la litoranea fino a raggiungere il faro e il Santuario de Finibus Terrae, a Santa Maria di Leuca.
Come ad ogni “fine del mondo”, abbiamo assaporato la sensazione di esserci spinte quanto più in là le nostre gambe ci hanno potute portare, e poco importa se siamo ricorse ad aiutini dal pubblico, il pensiero al termine di un cammino è sempre lo stesso: “basta, ora riposo. …Dove facciamo il prossimo?”
GIORNO 8 | Rientro da Leuca
Arrivati a Leuca, vale la pena di rimanere una notte in più per darsi il tempo di godere della cittadina e del mare.
Informatevi per tempo su come rientrare poi in aeroporto o in stazione: fuori stagione sono pochi i servizi di transfer disponibili. Noi, ad esempio, abbiamo usufruito di uno shuttle messo a disposizione proprio dall’organizzazione del CdS.
Cosa ho portato a casa dal Cammino del Salento? Tre chili di taralli, una pala di fico in ceramica che somiglia tanto a un piede (a imperitura memoria di gioie e dolori), e senza dubbio la voglia di tornare in Puglia, magari in primavera, per fare il bagno prima dell’arrivo delle folle e continuare ad esplorare una delle mie nuove regioni d’Italia preferite.
Se avete letto questo articolo perché avete in programma lo stesso cammino, vi auguro buon viaggio… Fatemi sapere come va! Seguitemi su instagram per altri racconti di viaggio ma soprattutto: ricordate di far asciugare ogni notte scarpe e calzini! Sofia
PS. Se ti piacciono trekking e cammini non perderti tutti gli articoli a tema che trovi qui Se invece siete in cerca di altri consigli sulla Puglia potete leggere anche:
Ciao, qui Sofia.
Montanara presa in adozione dalla città, oscillo tra l’anzianità e una seconda adolescenza che sfogo in viaggetti e fogli excel.
Passo più tempo del dovuto su booking a immaginarmi in case che non sono la mia mentre sogno un agriturismo tra gli ulivi.
Quando inizio a camminare nulla mi ferma. Tranne forse le salite.
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