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Namibia on the road: itinerario di due settimane tra deserti, parchi e tribù (2025)

  • Immagine del redattore: valentina saracco
    valentina saracco
  • 29 set
  • Tempo di lettura: 18 min

Sognavo la Namibia da tanto, anzi, ad essere sincera, ho avuto un biglietto per Windhoek tra le mani 3 anni fa, ma poi ci sono stati dei cambi di piani. La Namibia non è sicuramente un viaggio semplice, né da fare, né da organizzare, motivo per cui, senza avere la giusta compagnia l'avevo sempre rimandato. Ora, chi mi segue lo sa, amo viaggiare da sola e non ho mai aspettato nessuno per poter partire, ma la Namibia è un po' diversa: ore e ore di nulla, impossibilità di muoversi con mezzi pubblici, altissima probabilità di bucare e di dover cambiare una gomma (dio me ne scampi). Insomma, volevo andare, ma dovevo andare in gruppo, motivo per cui, alla fine, ho optato per un viaggio organizzato da Viaggi e Avventure nel Mondo. Se volete più informazioni sui costi con loro, trovate tutto sul loro sito cercando Namibia Discovery. Se invece volete scoprire nel dettaglio l'itinerario e com'è andato questo viaggio pazzesco, allora siete nel posto giusto!

valentina sulle dune in namibia

Ecco il mio diario di viaggio giorno per giorno, con informazioni pratiche e qualche consiglio per chi sogna un viaggio in Namibia fai da te.


Indice dell’itinerario di due settimane in Namibia giorno per giorno




2 Agosto Arrivo a Windhoek e prime impressioni


Siamo arrivati all’aeroporto di Windhoek alle 14, dopo un breve scalo ad Addis Abeba. Da quest’anno (fortunelli noi) per entrare in Namibia si paga un visto di circa 80€. Si può fare online o direttamente in loco. A rigor di logica chi lo fa online dovrebbe metterci meno ai controlli… ma non è affatto così.

Io non l’avevo fatto e ci ho messo letteralmente 10 minuti, alcuni dei miei compagni di viaggio hanno passato invece 3 ore in coda per il controllo visto. Morale della favola: siamo usciti dall’aeroporto alle 17.30, dopo aver cambiato i soldi (meglio farlo in aeroporto) e fatto la SIM namibiana (20€ per 10 GB, si può fare direttamente dove si aspettano i bagagli).

Giusto il tempo per recuperare il materiale da campeggio, le jeep e sistemarci nelle camere. La sera abbiamo mangiato da Joe’s Beerhouse: un pub con chiare influenze tedesche, ma con in menu coccodrillo, antilopi e altre specialità africane. La carne era buona, la location molto suggestiva e i prezzi assolutamente abbordabili (circa 15€ a testa per un piatto e una birra). Abbiamo dormito allo Stern Self Catering Apartment, Windhoek, essenziale, ma perfetto per le nostre poche necessità.


3 Agosto Verso l’Etosha National Park


Colazione improvvisata in camera e via verso l’Etosha National Park. La strada è eterna: drittissima, immersa nel nulla, interrotta solo da qualche branco di babbuini che ogni tanto attraversa la strada. Per il resto solo sterpaglie, alberelli e cruise control sui 110 km/h (qui preparatevi a dire addio all'ultimo pezzo di asfalto che troverete in Namibia).

Ci fermiamo in un paesino per fare la spesa (nota: la domenica i supermercati aprono più tardi e non vendono alcolici, tenetelo a mente). La Spar era modernissima e super attrezzata, soprattutto per i pranzi pronti – molto comodi in un Paese dove attorno spesso non c’è nulla. Un banco insalate davvero invidiabile, panetteria, pasticceria e molto altro. Abbiamo fatto spesa e mangiato in una piccola piazzola di servizio poco più avanti.

Altro pit stop per la benzina (nell’Etosha non ci sono distributori!) e via verso il Anderson Gate. Partiti alle 8.30 da Windhoek, arriviamo alle 14.45 al cancello, ma il parco dentro è immenso e tutto sterrato e abbiamo ancora un paio d'ore almeno prima di arrivare al camp.

Appena entrati vediamo subito zebre ed elefanti, poi altre giraffe da lontano e naturalmente un’infinità di impala. Gli animali si concentrano vicino alle pozze, altrove solo lunghe distese di nulla.

Il primo giorno abbiamo visto un’infinita distesa di zebre: emozionante. Purtroppo niente felini.

elefanti all'etosha

Arriviamo al tramonto a Halali Resort: l’acqua funzionava in un lavandino su quattro, trovare una porta che si chiudesse era un azzardo... ma il posto è bello, con piscina e pozza privata. Appena arrivati siamo andati a vedere la pozza: tempo zero e c’erano già due rinoceronti a bere al tramonto, bellissimo poterli finalmente vedere da vicino senza dover essere chiusi in auto.

Abbiamo montato le tende a noleggio: enormi, comodissime, ma pesanti e non facilissime da montare, ma ce l’abbiamo fatta! Cena a buffet circa 15€ (bevande escluse), buona. Dopo cena torniamo alla pozza: passano altri 4-5 rinoceronti e una iena. Ci hanno detto che poco prima erano arrivati 7 leoni… ma purtroppo noi non li abbiamo visti.


leone nell'etosha

4 agosto

Safari e paesaggi lunari a Okaukuejo

La prima notte è andata alla grande: il mio sacco a pelo ha superato le aspettative e i materassini a noleggio si sono rilevati comodissimi, contro ogni pronostico. Non faceva nemmeno così freddo: ho dormito senza felpa!

Sveglia alle 6, tutto smontato e colazione al volo. Uscire presto è la chiave per vedere molti animali. Forse il secondo giorno è stato meno emozionante a livello di avvistamenti, ma molto bello paesaggisticamente. Siamo arrivati a una lingua di terra da cui si vede l’ex lago, ormai deserto, che ricorda vagamente il Salar de Uyuni.


etosha pan

Tante giraffe, zebre, elefanti e – finalmente – due leoni maschi adulti. Bellissimi.

Verso le 14 arriviamo al secondo camp dell’Etosha: Okaukuejo, il più vicino a Windhoek. Meglio del primo per pulizia e servizi. Pranzo di fortuna con uova, tonno e pomodori, poi un tuffo in piscina (fredda, ma fuori faceva caldo).

Dopo una doccia (finalmente!) ci siamo goduti un aperitivo autogestito davanti alla pozza del camp (qui ci sono casette premium che affacciano direttamente sulla pozza, ma noi restiamo umili e dormiamo per terra :) ).

Cena a menu (piatti circa 250 NAD, sempre buoni). Alla pozza assistiamo a un elefante e un rinoceronte che litigano. Spettacolo puro. Poi tutti in tenda per un’altra sveglia all’alba.



5 Agosto

Infinite ore verso Opuwo


La notte è stata decisamente più fredda, ma siamo sopravvissuti. Colazione veloce e alle 7.20 eravamo davanti al gate (chiuso) del camping pronti a partire.

Ci aspetta una giornata tutta di spostamento. Prima qualche souvenir acquistato dopo un’ardua contrattazione al gate (siamo dovuti uscire per fare benzina) e poi via verso Galton Gate, in direzione Opuwo.

Spoiler: ci vogliono ore solo per uscire dal parco (circa 5) su sterrato. Uscendo abbiamo visto ancora tanti elefanti, zebre, gnu, un paio di sciacalli e una iena.

Sosta all’Olifantsrus Camp, che ha una bellissima postazione di osservazione rialzata su una piccola pozza, ma davvero pochi altri servizi. Poi di nuovo ore di nulla. Solo verso il gate compaiono colline che risollevano un po’ il morale.

iena etosha

Pausa pranzo al gate con scatolette di tonno Rio Mare (ormai sponsor ufficiale del viaggio). Consiglio: portatene sempre con voi, in Namibia capita spesso di non trovare cibo per centinaia di chilometri.

Dopo circa 2 ore di auto (stranamente asfaltata) arriviamo a Opuwo, cittadina di passaggio per raggiungere le Epupa Falls dove ci fermeremo per la notta. Qui c’è un supermercato e poco più, ma la piazza principale è piena di persone diversissime: donne Himba col seno scoperto e cosparse di ocra, donne Herero con vestiti lunghi e coloratissimi, e tante altre persone intente a comprare e vendere.

La guest house è carina, anche se come sempre qualcosa non funziona (acqua a intermittenza e porta del bagno tipo saloon per una privacy non completa diciamo). Ma per gli standard namibiani va benissimo.

Una volta lasciate le valigie andiamo a fare due passi. Una poliziotta ci ferma consigliandoci cautela. Mi aspettavo assalti da parte di decine di bambini o venditori insistenti, invece l’atmosfera era tranquilla. Qualche braccialetto in vendita sì, ma nulla di tragico.

Abbiamo fatto spesa e benzina (fondamentale: nessuna stazione per i prossimi 400 km). Vedere in un contesto urbano le donne Himba scalze e mezze nude è bizzarro, ma a loro non sembra importare minimamente.

Ceniamo nel cortile della guest house (P Wake Guesthouse), bene come sempre, anche se la maggior parte di noi non ne può più di carne. Qui la dieta si basa quasi solo su quella.

La sera fuori fa freddo da giacca, nonostante di giorno si soffochi dal caldo.


6 Agosto Le Epupa Falls


Colazione e poi 3 ore di sterrato per arrivare alle Epupa Falls. Il posto dove dormiremo Epupa Falls Lodge è bellissimo, proprio sulla cascata, e ci tocca addirittura una palafitta sul fiume perché lo spazio tenda non era più disponibile! Location stupenda, bar con terrazza panoramica ancora meglio.

Peccato che non ci abbiano dato nulla a pranzo nonostante ci fosse un ristorante (evidentemente bisognava prenotare). Per fortuna ci hanno salvato le solite insalatissime Rio Mare.

epupa falls

Dopo pranzo breve passeggiata fino alle cascate, poi tuffo in piscina, prima del sunset River Walk con guida alla ricerca dei coccodrilli lungo al fiume. Onestamente, il tour a piedi lungo la riva non mi ha entusiasmata: i coccodrilli si vedono solo sul lato angolano, quindi servono binocolo e fantasia, molta fantasia, alle volte ho annuito quando mi chiedeva se lo vedevo, mentendo spudoratamente, solo perchè mi ero stancata di strizzare gli occhi nel tentativo di scorgerlo.

Costo pubblico 450 NAD; noi abbiamo contrattato a 250. A prezzo pieno sarebbe stata una delusione. È una bella passeggiata lungo il fiume che si può fare anche da soli, passando per un micro villaggio con “bar” e persino una “distilleria” artigianale che fermenta bacche di palma (avrei tanto voluto provalo, ma ho preferito non rischiare essendo solo all'inizio del viaggio). La sera cena buona sulla terrazza del campeggio (400 NAD: zuppa, main – ovviamente carne – e dolce) e una comodissima notte nella nostra deliziosa palafitta.


7 Agosto Rafting (o quasi) sul Kunene


Sveglia presto (ma dai, giura!), colazione e alle 8 “rafting” (45€ circa - troppi). In realtà più un floating: il fiume è calmo, quindi potremmo chiamarlo crocodile watching. Questa volta però li abbiamo visti da vicino, mezzo metro davvero! Interessante e rilassante farsi cullare dal fiume.

Abbiamo anche fatto una tappa su un’isoletta in mezzo al fiume, che appartiene all’Angola, quindi posso dire di aver poggiato piede anche in terra angolana. Poi riprendiamo il viaggio verso Sesfontein, con sosta di nuovo a Opuwo (unico barlume di civiltà per 300 km).



In auto dalle 10.45 alle 18.15. Ultimi 6 km di sterrato pessimo. Ma ne è valsa la pena: il campeggio si trova proprio su un fiume alimentato da una cascata di acqua termale tiepida (vedi Ongongo Waterfall Camp, Warmquelle)

Dopo un’intera giornata di polvere, un bagno era doveroso. Un posto davvero magico, se avete un'auto adatta non posso che consigliarlo!


La sera ci siamo fatti un grande bbq tutti insieme (sì, altra carne), ma è stato molto bello stare tutti attorno al fuoco, qui poi ogni piazzola ha la sua cucina all'aperto con tanto di bancone, lavandino e griglia. Organizzatissimi! La temperatura era gradevole, ho addirittura aperto il sacco a pelo durante la notte per il caldo!



8 Agosto

Huanib River e villaggio Himba


Questa giornata si rivela infinita e costellata di imprevisti. Da Sesfontein percorriamo il Huanib River, un letto di fiume secco dove è possibile fare safari. Dopo l’Etosha però è difficile emozionarsi, a meno di grandi colpi di fortuna (abbiamo visto delle impronte di leone sulla sabbia, ma del suo proprietario nemmeno l'ombra).


puros

Se siete da soli, con una sola auto, sconsiglio questa tratta: sebbene bellissima, è nel nulla più totale e la strada sterrata è pesante, essendo letteralmente il letto di un fiume. Qualsiasi cosa accada sarà molto difficile trovare un'altra auto che possa aiutarvi e non c'è segnale per poter chiamare aiuto. In stagione delle piogge il fiume torna alla sua piena potenza; adesso si vede solo qualche rigagnolo d’acqua.

Noi eravamo in 6 auto con guida locale. Una si è impantanata due volte nella sabbia, un’altra ha spaccato la coppa dell’olio con un sasso e l’abbiamo dovuta trainare fino a un minimarket polveroso che fungeva da “civiltà”: bar, distributore improvvisato, capanne di lamiera.



Entriamo nel Huanib River Park pagando circa 5€ a testa + auto. La strada è tosta anche da passeggeri: si balla parecchio. A un certo punto ci troviamo in una piana infinita, secca, che ricorda Castelluccio di Norcia, ma arida. All’orizzonte compaiono catene montuose rossastre: il paesaggio è sconfinato ed estremamente affascinante.

Pausa pranzo in mezzo al nulla, al sole, perché l’ombra qui non esiste. Ancora insalatissime, tonno e verdure in scatola. Il bagno, come sempre, è tra i cespugli. Welcome to Namibia!

L’ultimo tratto si snoda in una sorta di canyon dove guadiamo più volte il fiume (pochi cm d’acqua). I paesaggi sono bellissimi e lunari, ma siamo stanchi: quasi 10 ore di auto consecutive.

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La giornata si è conclusa con la visita a un villaggio Himba, proprio quello in cui la nostra guida era nata e cresciuta, prima di scegliere di abbandonare la vita tribale per seguire uno stile più occidentale. Ammetto che ero un po’ scettica: temevo fosse una classica esperienza “per turisti”, invece si è rivelata interessante.

Gli Himba ci hanno accolti con nel villaggio mentre la guida ci ha raccontato con orgoglio i dettagli della loro cultura: dal perché non fanno docce e usano invece l’ocra per proteggere la pelle e i capelli, fino al significato delle elaborate acconciature e dei gioielli, che rivelano età, ruolo e status sociale.

La sera, rientrati al camp, ci siamo concessi un risotto allo zafferano improvvisato, che dopo giorni di sola carne, ci è sembrato meraviglioso. Le camere al Puros Wild Bush Lodge, Puros erano spartane, certo, ma accoglienti quel tanto che bastava, e con la temperatura perfetta per dormire serenamente fino all’alba successiva.




9 Agosto Verso Twyfelfontein


Un’altra sveglia all’alba, questa volta per rimetterci in marcia verso Sesfontein, due ore di strada e una breve sosta in un market praticamente vuoto, con pochissima scelta. Da lì proseguiamo in direzione Twyfelfontein.


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La giornata scorre tutta in macchina e solo nel pomeriggio, verso le 16, arriviamo finalmente a destinazione. La fatica del viaggio è però ripagata dai panorami: sembra davvero di essere in Arizona, con montagne rosse e piatte all’orizzonte, il cielo di un azzurro acceso e distese di erba gialla secca che completano il contrasto di colori. Un cinema naturale che ti lascia a bocca aperta.

Il pranzo lo consumiamo, come ormai da tradizione, nel mezzo del nulla. Qui i supermercati non esistono: per 6-8 ore di guida non si incontra nulla, se non minuscoli minimarket polverosi che spuntano ogni 400 km.


Riusciamo ad arrivare giusto in tempo per l’ultimo tour alle incisioni rupestri: interessanti, inserite in un contesto paesaggistico suggestivo, anche se – devo ammettere – le spiegazioni delle guide (in generale in Namibia) non sono mai state davvero esaustive. La “foresta pietrificata” l’abbiamo invece saltata: le recensioni non erano entusiasmanti e non ci ha ispirati abbastanza da deviare.

Io avrei voluto visitare anche il Damara Museum, un villaggio che riproduce usi e costumi dei Damara e la loro famosa lingua “click”. I nostri autisti, però, erano abbastanza contrari: secondo loro i discendenti Damara della zona sono spesso ai margini, con problemi di droga e piccoli furti. Al supermercato locale, effettivamente, l’atmosfera non era delle più rassicuranti.

La sera arriviamo al campeggio Aabadhi Camp Site, Damaraland: spartano, ma accogliente il giusto. Ceniamo lì: la cena era prevista alle 20, poi spostata alle 21, e alla fine arriva solo alle 22.30, nel buio totale perché l’elettricità aveva già abbandonato il campo.

(In Namibia preparatevi alle lunghe attese). Poco male: il cibo era comunque buono. Dopo cena proviamo a fare qualche gioco di gruppo, ma la verità è che la stanchezza prende sempre il sopravvento e ci addormentiamo in pochi minuti.


10 Agosto Compleanno allo Spitzkoppe


Tanti auguri a me!I ll giorno del mio compleanno è iniziato con un’altra lunga giornata in macchina: circa sei ore di strada e, come spesso accade in Namibia, supermercati quasi introvabili – soprattutto di domenica. Con una deviazione riusciamo a scovarne uno, ma niente vino: la legge vieta la vendita di alcolici la domenica. Panico totale per i festeggiamenti! Per fortuna la regola non vale per i bar, e lì siamo riusciti a risolvere la crisi da compleanno senza brindisi.

spitzkoppe

Per il pranzo ci fermiamo a Uis, un piccolo avamposto polveroso che però nasconde un grazioso cactus beer garden: atmosfera occidentale, menù curato e prezzi abbordabili. Noi restiamo fedeli alle ormai inseparabili insalatissime consumate nel parcheggio, ma io mi concedo un iced coffee sorprendentemente buono.


Nel pomeriggio arriviamo allo Spitzkoppe Rest Camp, l’unico all’interno del parco: questo ci permette più libertà con gli orari. La nostra piazzola, la n. 5, si trova proprio sotto il famoso arco di roccia.

Passiamo il tempo passeggiando tra le formazioni granitiche e poi ci godiamo il tramonto con una birra in mano, davanti a uno scenario che toglie il fiato. La sera, per festeggiare, improvvisiamo una cena con risotti Knorr e peperoni, e i miei compagni mi sorprendono con una torta: regalo semplice, ma bellissimo.

Unico rammarico: la luna piena. Qui il cielo stellato è considerato uno dei più belli al mondo, ma quella sera la sua luce intensa ha nascosto gran parte delle stelle. Motivo in più per tornare, un giorno, e rivederlo al buio completo.




11 agosto

Trekking e Swakopmund


gruppo éspitzkoppe

La mattina ci dividiamo: la maggior parte del gruppo sceglie una passeggiata di un’ora al Bush Paradise, tra incisioni rupestri e formazioni rocciose particolari. Io e Rossella invece decidiamo di affrontare il trekking di circa 3 ore sul Pontok, con guida (23€). Non è un percorso impossibile, ma serve un po’ di agilità e voglia: spesso si usano anche le mani per arrampicare. Il panorama dall’alto è davvero bello, anche se lo Spitzkoppe resta nascosto dietro un’altra cima.



Terminata la camminata ripartiamo in auto verso la costa, direzione Swakopmund, cittadina coloniale dall’aria tedesca. Peccato per il clima: spesso avvolta da nebbia e venti oceanici, grigia e fredda.

A pranzo ci fermiamo al Fish Market, buonissimo ed economicissimo.

Nel pomeriggio ci spostiamo a Cape Cross, dove si trova una delle colonie di otarie più grandi al mondo: centinaia di migliaia di esemplari. Uno spettacolo incredibile, ma anche difficile da sopportare tra la puzza devastante e il rumore continuo, un verso simile a quello delle pecore. A volte i cuccioli perdono la madre e non sopravvivono, perché le altre femmine non li accolgono. Inoltre la popolazione così numerosa rischia di alterare gli equilibri: le otarie mangiano fino al 10% del loro peso corporeo, impoverendo il mare.

Dopo le otarie facciamo una sosta a un relitto sulla Skeleton Coast, che deve il suo nome ai numerosi naufragi causati da correnti e foschia. Infine, dopo tanti giorni, arriva anche il momento di un letto vero: la prima casa in muratura del viaggio. Gli hotel qui sono accessibili nei prezzi e il pesce è ottimo. Cena semplice ma gustosa, anche se meno scenografica rispetto alle serate precedenti. Dormiamo al Olive Villa Self Catering, Swakopmund, assolutamente raccomandabile soprattutto se siete in tanti.



12 Agosto

Progetti sociali e Sandwich Harbour


La mattina visitiamo Happydu, associazione fondata da due italiani che offre istruzione gratuita e pasti caldi a bambini namibiani.

All’inizio mi sono chiesta perché costruire una scuola proprio lì, in quello che a prima vista sembrava il quartiere “più civile” di Swakopmund. La risposta arriva presto: il 75% della popolazione vive in realtà nel DRC (Democratic Resettlement Community), una baraccopoli nata all’inizio degli anni 2000 per accogliere chi arrivava in città in cerca di lavoro. Doveva essere una soluzione temporanea, ma è diventata una vera comunità con mercati, scuole improvvisate e progetti sociali. Camminarci dentro fa un certo effetto: sembra una favela sudamericana, con tanta povertà ma anche resilienza.


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Dopo questa esperienza forte ci aspetta una delle tappe più emozionanti del viaggio: il tour in 4x4 a Sandwich Harbour, dove le dune del Namib incontrano l’oceano. Ci affidiamo a un’agenzia locale (circa 90€ a persona): non poco, ma un prezzo che vale fino all’ultimo centesimo.


sandwich harbour

Ci portano su e giù per dune altissime, spiegandoci la formazione della sabbia, fermandosi nei punti panoramici più belli e preparandoci anche un piccolo picnic. C’è pure spazio per un po’ di adrenalina con il sandboarding: in realtà non con vere tavole da snowboard, ma con lastre sottili di legno MDF su cui ci si sdraia e ci si lancia giù per le dune. Nonostante i miei dubbi (in Perù mi ero fatta male), alla fine mi sono buttata ed è stato divertentissimo.

Il momento clou è stato percorrere il tratto di spiaggia stretto tra mare e dune: da un lato l’oceano che lambisce le ruote, dall’altro la sabbia che incombe. Sembra una corsa contro il tempo per non farsi intrappolare dalla marea. Emozionante è dire poco.



Al ritorno ci fermiamo a Walvis Bay: un po’ di shopping di souvenir (serve sempre contrattare, i prezzi sono alti) e un aperitivo sul molo, con una foca che continuava a saltare dentro e fuori dall’acqua. Dopo una doccia rigenerante torniamo sul molo anche per cena: pesce freschissimo in quantità e a prezzi bassissimi. Un finale perfetto per una delle giornate più intense e belle del viaggio.



13 Agosto Verso Sesriem e le dune


Il giorno dopo partiamo verso l’ultima grande tappa del nostro viaggio: Sesriem e Sossusvlei, cuore del deserto del Namib. Lungo la strada facciamo alcune soste: il segnale del Tropico del Capricorno, qualche panorama incredibile e la famosissima Solitaire, che da semplice pompa di benzina è diventata un piccolo villaggio con lodge, chiesetta e – soprattutto – una torta di mele leggendaria.



Nel tardo pomeriggio arriviamo al Sesriem Camp, l’unico all’interno del parco, che ci permette di partire all’alba prima dell’apertura dei cancelli. Montiamo le tende e ci lanciamo subito nella nostra prima scalata: la Elim Dune. Nessuno ci aveva preparati alla fatica: la sabbia che cede sotto i piedi, le false cime che illudono di essere arrivati… un’ora che sembra interminabile. Ma in cima ci aspetta un tramonto spettacolare, con una birretta in mano e il silenzio del deserto tutto intorno. Cena al ristorante del campeggio e poi a letto presto: sveglia alle 5, domani è il grande giorno.


Dead Vlei e Big Daddy (14 agosto)


All’alba ci mettiamo in marcia per raggiungere Dead Vlei. Dal campeggio sono circa 45 minuti di auto, l’ultimo tratto solo per 4x4 (in alternativa c’è un bus navetta). Poi ci aspettano 15-20 minuti a piedi nella sabbia ancora gelata.

La valle di Dead Vlei è qualcosa di surreale: alberi pietrificati da secoli, sabbia bianca e intorno le dune rosse più alte del mondo. Decidiamo di visitarla subito, prima che arrivi troppa gente. Per le foto più belle serve aspettare che il sole illumini la valle: dalle 8 in poi la luce è perfetta.


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A quel punto affrontiamo la sfida più grande: la salita sul Big Daddy, oltre 300 metri di sabbia. Scegliamo una scorciatoia ripidissima direttamente dalla valle. Ci vuole circa un’ora di imprecazioni, ma arrivare in cima ripaga di tutto: da lì la vista è infinita, dune che si rincorrono come onde fino a perdersi nell’orizzonte.

La discesa invece dura pochissimo: 3 minuti di corsa a perdifiato. Un’esperienza unica.

Torniamo al campeggio per un pranzo veloce e ci concediamo persino un tuffo in piscina.



Nel pomeriggio ci aspetta un’altra emozione fortissima: il volo panoramico sulle dune fino all’oceano. Confesso che non volevo farlo: i piccoli aerei non mi fanno impazzire e il prezzo (190€) mi sembrava esagerato. Ma alla fine mi sono lasciata convincere: now or never.

E ho fatto bene. Vedere le dune al tramonto dall’alto è stato incredibile: i colori diventano rosso fuoco e il deserto sembra un’opera d’arte astratta. Ma il momento più sorprendente è quando, quasi all’improvviso, dall’infinita distesa rossa appare il blu accecante dell’oceano. Due mondi che si incontrano in un contrasto mozzafiato. Vale i 190€? Per me restano tanti, ma non mi pento: è stato un ricordo che resterà per sempre.


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15 Agosto

Duna 45 e Sesriem Canyon


Ultima sveglia all’alba del viaggio. I nostri driver sfrecciano a tutta velocità per portarci in tempo ai piedi della Duna 45, la più famosa del Namib. Scalare la sabbia a quell’ora è faticoso, ma l’alba che ci accoglie in cima è magica: i primi raggi del sole tingono le dune di rosso intenso e per qualche minuto sembra di trovarsi dentro a un quadro.



Dopo la discesa facciamo ancora un’ultima tappa al Sesriem Canyon. È piccolo rispetto ai grandi canyon del mondo, ma molto suggestivo: un corridoio di rocce alte che ti avvolgono mentre cammini tra le pareti. Una passeggiata breve ma piacevole, perfetta per salutare il deserto.


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Da qui inizia il lungo rientro verso Windhoek. Arriviamo giusto in tempo per gli ultimi acquisti di souvenir, ma con una sorpresa: qui i negozi chiudono alle 17, quindi ci resta pochissimo margine per fare compere. Ci sistemiamo al Chameleon Backpackers & Guesthouse, un ostello carino e accogliente dove passiamo la nostra ultima notte in Namibia.


La sera i nostri driver ci portano a cena in un ristorante “tipico” namibiano, senza influenze occidentali. Saremmo voluti rimanere a bocca aperta, ma la verità è che il cibo era freddo, le porzioni scarse e poco emozionanti. Non ce la siamo sentita di dirlo ai driver, che erano orgogliosissimi della scelta, ma forse un Mc Donald sarebbe stato più appagante.

16 Agosto

Il rientro

La mattina successiva riconsegniamo le auto (con qualche bicchiere rotto e posate inspiegabilmente sparite, ma la multa era abbordabile) e ci dirigiamo in aeroporto. Qui svaliggiamo ancora un po’ i negozi di souvenir: sì, i prezzi sono più alti, ma non così tanto più che altrove e la scelta è spesso migliore.

Poi due voli, un Frecciarossa e finalmente casa. Zaino e vestiti finiscono direttamente in lavatrice, ma il cuore resta ancora un po’ lì, tra le dune e i paesaggi infiniti della Namibia.


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Cosa cambierei del mio itinerario in Namibia


Un viaggio in Namibia non è mai perfetto, perché i tempi sono lunghi, le distanze infinite e bisogna sempre fare delle scelte. Dopo aver percorso migliaia di chilometri, ci sono alcune cose che, col senno di poi, cambierei nel mio itinerario.

La prima sicuramente è la giornata a Puros: troppa macchina e, se siete da soli, la sconsiglio assolutamente. È un posto in cui non prende il telefono, non passa un’anima e, se dovesse succedere qualcosa, restare bloccati lì può diventare un problema serio.

In compenso aggiungerei senza dubbio una tappa a Lüderitz e Kolmanskop, la città fantasma invasa dalla sabbia che sembra un set cinematografico. Purtroppo noi non abbiamo avuto il tempo di spingerci fino lì, ma credo valga davvero la deviazione.

Se dovessi togliere un altro giorno per evitare tirate infinite, probabilmente lo farei all’Etosha. Il parco è bellissimo, ma la vera particolarità della Namibia, secondo me, sono i paesaggi più che gli animali. Ci sono altri Paesi in Africa dove i safari sono ancora più affascinanti e completi.

Infine, con un paio di giorni in più, avrei sicuramente aggiunto il Fish River Canyon, grande assente di questo viaggio. È uno dei canyon più imponenti al mondo e meriterebbe la visita. Se per voi è una tappa imprescindibile e avete solo 15 giorni a disposizione, il mio consiglio è di valutare di togliere le Epupa Falls: sono belle, sì, ma vi portano molto fuori itinerario e, in fondo, cascate così scenografiche si possono trovare anche in altre parti del mondo.



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Ciao, ci conosciamo?

Sono Valentina, felice di vederti sul mio Blog! Scrivo di fughe da Milano in Lombardia e dintorni, ma spesso e volentieri fuggo oltreconfine.


Se ti interessano questi viaggi, troverai tanti altri articoli in questa sezione del sito. A presto!


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