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  • Immagine del redattoreValentina Saracco

Perù, Bolivia e Chile in 3 settimane: l'itinerario

Aggiornamento: 13 gen 2021

Prima di raccontarvi qual è stato il mio itinerario da Lima a San Pedro de Atacama in 25 giorni vorrei fare una premessa. Se non siete interessati a questa fiaba tragicomica a (quasi) lieto fine, potete skippare e andare direttamente all'elenco che trovate dopo la foto. Sarebbe bello poter sempre raccontare le nostre avventure migliori, i nostri piani perfetti, le giornate di solo sole e così via. Ma non è sempre possibile. Il mio viaggio tra Perù, Cile e Bolivia è stato un viaggio faticoso. Sicuramente la morfologia dei luoghi, con quelle altitudini vertiginose, quelle distanze impossibili, e quelle strade terrificanti, lo rendono di per sé un viaggio faticoso, sicuramente il più faticoso che io abbia mai fatto. In aggiunta c'è stata la scelta di farlo in solitaria. Scelta che rifarei altre mille volte tornando indietro, ma è innegabile che anche solo il peso psicologico di essere i responsabili di ogni singola scelta durante il viaggio, porta delle conseguenze nel fisico, una volta arrivati a fine giornata. E last but not least, questo è stato un viaggio tanto agognato, quanto maledetto, già da molto, molto, prima della partenza. Il 2019 per me è stato un anno piuttosto difficile, emotivamente parlando. Non tutti i miei pezzettini stavano al loro posto. Ero un po' come un puzzle shakerato che aveva bisogno di essere riordinato. Avevo messo dei punti fermi, preso decisioni cruciali, la terra non si muoveva più sotto ai miei piedi... ciononostante, necessitavo urgentemente di ordine. E fin da subito ho visto in un lungo viaggio oltreoceano in solitaria la possibilità di riappaiare i calzini nei cassetti della mia mente. Ho combattuto lungamente con ansia e attacchi di panico e avevo bisogno di liberarmene. Non volevo troppa gente tra i coglioni, niente feste, niente rosolamento in spiaggia che mi avrebbe portato ad uno sgradito immobilismo. Avevo bisogno di muovermi, di avanzare, di scalare montagne. Metaforicamente e non. Erano svariati anni che pensavo al Perù come ad una meta da raggiungere il prima possibile, ma i prezzi dei voli mi avevano sempre bloccato. Ci voleva proprio del sano malessere a farmi chiudere un occhio mentre cliccavo "acquista" sulla Canadian airline, regalandole 1100 euri. Che per la cronaca, per me, erano e sono un botto di soldi. Ma non era più un capriccio, era necessità, e la necessità smuove le montagne e le transazioni bancarie. Dal giorno dopo l'acquisto ho iniziato a pianificare il viaggio. Certo, il tour classico del Perù non mi sarebbe costato tanta fatica da organizzare, è davvero facile e inflazionato, lo si può trovare su qualsiasi sito o blog del mondo. E infatti a me non andava bene. Quel Lima - Nazca - Cusco - Arequipa - Puno non mi dava abbastanza. Così ho iniziato a rastrellare il web in cerca di mete meno battute, e le ho trovate, nel bene e nel male. Inoltre, il furbissimo giro che tutti ti propongono per 15 giorni in Perù, non teneva in conto il fatto che io in realtà avessi 25 giorni a disposizione e che, come sempre quando prendo un aereo oltreoceano, sono stata costretta a seguire la filosofia del "eh ma già che sei lì..." che mi ha portato a voler oltrepassare altri due confini: la Bolivia e il Cile. Non è stato facilissimo scegliere dove, come, cosa quando. Alla fine ho fatto le mie scelte, non tutte azzeccatissime, ma questo ovviamente l'avrei scoperto solo alla fine. Però fin qui sembra solo un viaggio molto sognato. Ma non è così. Sembra che io mi sia dimenticata di dirvi che ho perso il passaporto poche settimane prima della partenza, e che, non so se lo sapete, ma a Milano ci vogliono minimo due mesi per farselo rifare. Sì sì certo, c'è quella famosa leggenda della procedura d'urgenza... la narravano gli avi ai pronipoti, raccontando delle interminabili code fuori dal commissariato di Cordusio. La procedura d'urgenza esiste, è vero, ma teoricamente vale solo per motivi lavorativi e familiari. Teoricamente, certo, a volte sono buoni e te la fanno a prescindere, ma io non volevo essere la stronza che veniva lasciata fuori perché il funzionario di turno la notte prima aveva dormito male. Così mi sono fatta il giro di tutti i commissariati di Milano, incluso ovviamente Cordusio, 4 volte, sempre in fila già alle 7,30 di mattino e riuscendo comunque ad avere sempre una ventina di persone davanti. Ogni volta era un "deve tornare minimo 4 giorni prima della data di partenza per fare la procedura d'urgenza, con quella classica è impossibile". In realtà in un modo o nell'altro, andando in un commissariato dall'altra parte della città, io la procedura classica a un certo punto l'avevo pure iniziata... ma poi... il nulla. Nessuna notizia. Voi avreste dormito sonni tranquilli senza possedere un passaporto fino a due giorni prima della partenza? Ecco io no. E vorrei potervi direi che era la prima volta, ma no, non è così, anche l'anno prima, quando l'ho dovuto rifare perché passati i suoi 10 anni di validità, mi è arrivato il 14 agosto e sono partita il 15. Ah, la famosa procedura l'avevo iniziata a maggio. Quest'anno me l'han dato con ben tre giorni di anticipo. Bomba. Ero a cavallo. Potevo partire, potevo finalmente lasciarmi tutti i miei problemi e tutte le sfighe murphiniane che mi si erano riversate addosso nel mese di luglio e prendere quel maledetto aereo. E invece no. Il passaporto purtroppo era solo uno dei miei problemi. Il 9 agosto vado in aeroporto tutta felice e saltellante, ci trovo pure degli amici, ci facciamo quattro chiacchiere. Tutto bellissimo, fino a quando non mi trovo alla fila per l'imbarco bagagli. Quel giorno a Malpensa penso ci fosse tutto il Nord Italia, la fila era semplicemente chilometrica, mai visto nulla di simile. Arrivata a due terzi arriva una hostess, mi chiede il passaporto, che sfodero con orgoglio, tutto nuovo e sberluccicante, e mi chiede se ho fatto il visto per il Canada. Visto? Per il Canada? No, il mio volo faceva scalo a Toronto per solo 1h e 30 minuti, non sarei dovuta uscire dall'aeroporto. E poi da quanto il Canada necessitava di un visto? Da un anno e mezzo pare, e questi stronzi maledetti volevano che tu avessi il visto anche per un banalissimo scalo all'interno dell'area internazionale. Mi viene ovviamente un infarto, sudo freddo. Perché non lo sapevo? Per quale assurdo motivo non mi ero informata prima? Forse perché era stato un periodo terribile della mia esistenza? O solo perché mai e poi mai avrei immaginato che il solo fatto di passare da un gate a un altro per meno di due ore richiedesse un merdosissimo visto? La buona notizia è che come l'Esta, l'Eta si può richiedere online, per soli 7 schifosissimi dollari e, come l'Esta, può arrivare anche dopo pochi minuti... La cattiva notizia è che è arrivato un'ora dopo che il gate aveva chiuso, mentre il mio volo stava decollando. Nel frattempo avevo fatto il giro di ogni biglietteria, assistenza clienti, banco Air Canada possibile immaginabile, ma visto che c'era lo stesso delirio degli ipermercati americani durante il black friday non mi ha cagato nessuno. Solo una schiera di persone maleducate e indisponenti, come se la mia giornata non facesse già abbastanza cagare di suo. Sì, avete capito bene. Avevo perso il volo. Andato, decollato, addio. Nessun rimborso, nessuno spostamento, nessun aiuto, nessun sorriso, niente. Non sapevo bene come reagire. Ho tenuto botta per un po', poi mi sono messa a singhiozzare disperatamente davanti ad un Mc Flurry. Non poteva essere vero, non poteva essere successo, non a me. E invece sì. Ma chi mi conosce saprà anche quanto sono testarda. Dopo averle tentate tutte in aeroporto, chiedendo di last minute, di cambi di compagnie e via dicendo, e dopo aver ricevuto come miglior offerta un volo il giorno successivo solo andata per Lima, due scali, per SOLI 1700 EURI, ho capito che dovevo fare da sola. La mia capacità di cercare low cost avrebbe prevalso, anche sugli stronzi della biglietteria di Malpensa. Mi attacco a Skyscanner per qualche ora. Le provo tutte, alla fine decido. Torno a casa, grazie alla mia santa madre che mi viene a riprendere, rotta come un bicchiere appena caduto dal tavolo, dormo 2 ore, o almeno, ci provo, prendo un flixbus da Lampugnano e faccio 4 ore di viaggio per arrivare in serata a Zurigo. Da Zurigo cerco di capire come arrivare in aeroporto, sono tutti molto carini, io sono distrutta, devo fare molto pena, ma alla fine ce la faccio. L'aeroporto di Zurigo è molto buffo perché è praticamente in città e non è un edificio a sé stante, ci sono altri negozi attorno, niente controlli agli ingressi, niente portoni e così via. Sembra un grande centro commerciale. Il mio volo sarebbe partito per Toronto (aridaje) alle 9 del mattino dopo, questo voleva dire passare ovviamente la notte lì. Di certo non avevo i soldi per un notte in albergo a Zurigo, dopo averne riconsegnati nuovamente 750 nelle mani della fottutissima Canadian Airlines. Già. Altri settecentocinquanta. Ma avevamo già parlato di cosa può fare la necessità giusto? E comunque erano sempre mille in meno di quelli che mi avevano proposto in aeroporto. E dunque ero lì, sola e disperata su una panca dell'aeroporto di Zurigo, dove passava no-stop musica anni 90 a palla. Tra le Spice Girls e i Backstreet Boys ogni tanto riesco a chiudere un occhio, ma mai per più di 30 minuti consecutivi. E quando alla fine ce la faccio... vengo svegliata da un poliziotto. "Sta bene signorina?" Volevo gridargli no e mettermi a piangere, ma rispondo sì, certo, ho solo perso il volo e devo aspettare fino a domani mattina. Lui, tra l'altro un bono da paura, si scusa, dice che non vorrebbe disturbarmi, ma che le regole del'aeroporto dicono che non si può dormire lì. Ma è evidente che deve aver notato la mia disperazione negli occhi, e con un sorriso ha subito cambiato direzione, e io posizione, assumendone una leggermente meno sbracata. Insomma, alla fine signori e signore, sto maledetto volo l'ho preso e un giorno dopo sono atterrata in Perù, baciando terra. Ora che sapete come è iniziato il mio viaggio, con quanti draghi, fossati e maledizioni... qui sotto potete cliccare sulle varie tappe per essere rimandati alle pagine del blog con il diario di questi 25 folli e meravigliosi giorni di viaggio.

L'ITINERARIO


10/8

Arrivo a Lima all’1 di notte dell 10 agosto. Bus diretto per PARACAS delle 3.45 per poter fare il tour alle ISLAS BALLETAS di mattina + TOUR PARQUE NACIONAL nel pomeriggio. In serata trasferimento a ICA/HUACACHINA. Notte nel deserto

11/8

HUACACHINA Sand board and relax poi prendere bus notturno Palomino per Ayacucho 12/8

AYACUCHO: full day tour MILLPU (4h da ayacucho) notte ad Ayacucho

13/8

Vedere Ayacucho, arrivare a Andahuaylas/Abancay

14/8

Scoperto che non c’è assolutamente nulla da vedere ad Abancay, quindi auto fino a Mollepata, nanna a Mollepata.

15/8

HUMANTAY LAKE e trasferimento a Cusco

16/8

Cusco + TOUR VALLE SAGRADO con fine a Ollantaytambo e treno per AGUAS CALIENTES

17/8

MACHU PICCHU + wayana picchu + treno per Ollantaytambo e bus per Cusco, notte lì. QUI tutti quello che devi sapere se vuoi andare a Machu Picchu

18/8

Visita della città, notte Cusco

19/8

Rainbow mountain y --> Cusco to AREQUIPA by night 10h

20/8

AREQUIPA

21/8

Tour COLCA CANYON

22/8

TOUR COLCA CANYON. Bus per Puno. 6h. Notte Puno.

23/8

Urus e Amantani, notte ad Amantani

24/8

Amantani + Puno + trasbordo in Bolivia, notte a La Paz

25/8

Visita La Paz

26/8

DEATH ROAD Bolivia + trasferimento notturno per Uyuni

27/8

Uyuni 1

28/8

Uyuny 2

29/8

Uyuni 3 --> San Pedro de Atacama (1h bus dalla frontiera).

30/8

San Pedro de Atacama - bike + lagunas escondidas + night tour stars

31/8

San Pedro de Atacama - Geyser + Valle de la Luna

1/9

VOLO DAL CHILE PER LIMA (Calama -lima) h 14.30, notte Lima

2/9

LIMA giretto per la città. Notte Lima

3/9

PARTENZA mattina

4/9

casa

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