Day 1 - 10/08
ARRIVO A LIMA.
Sarebbe il mio compleanno, ma a me pare che non ci sia proprio un cazzo da festeggiare.
Ho appena perso un volo, un sacco di soldi e un preziosissimo giorno di viaggio.
Ma sono arrivata, l’umore sta una merda, ma so che migliorerà presto, sono finalmente in Perù, dopo quasi 48 ore, solo non sono in vena di grandi festeggiamenti.
Appena arrivata in aeroporto a Lima cerco una via di salvezza: una sim.
Inutile dire che sono stata mezz’ora in coda al negozio, per scoprire poi che il terminale era fuori servizio. La ragazza mi chiede quindi di passare più tardi.
Ripasso speranzosa altre 3 volte, alla quarta, 5 minuti prima di dover prendere il taxi ce l’ho fatta. Tutto è bene quel che finisce bene.
Viaggiando da sola e senza prenotazioni avere una sim risultava abbastanza vitale.
Compro al volo il biglietto per Paracas online (con i miei nuovi giga peruviani ruggenti) e mi faccio portare alla stazione dei bus da un taxi.
La cosa bizzarra del Perù è che non esiste mai una sola stazione dei bus, ma ogni compagnia ha il suo terminale, cosa che sicuramente non aiuta.
Ciononostante arrivo agilmente alla stazione dopo una mezz'oretta di taxi.
Di notte non c'è nessuno, penso che di giorno ci voglia più o meno il doppio.
Al mio arrivo il clima a Lima è terrificante, non tanto per il freddo, quanto per quella nebbia/pioggerellina umida che ti entra nelle ossa.
Sembrava di stare a Londra ad ottobre a inizio 800.
Scappo dal gelo e prendo questo bus della Cruz del Sur, la compagnia più famosa di bus in Perù, che è di un lusso assolutamente inaspettato.
Cuscino, coperta, cibo, schermi personali con film e sedili enormi e super reclinabili.
Non uso quasi niente di tutto ciò perché mi addormento immediatamente.
ARRIVO A PARACAS
L'arrivo a Paracas è piuttosto deprimente, anche qui il clima fa schifo. Abbiamo fatto un piccolo upgrade: ora sembra di stare a Buccinasco a novembre, ma più umido. C'era una nebbia da non vedere oltre ai 100 metri, ed eravamo pure sul mare! Non ricordo da quanto tempo non dovevo pulire il finestrino dell'auto dalla condensa per vedere fuori. Ciononostante, mi è veramente difficile rimpiangere i 38 gradi di Milano che quest’anno erano stati mortali e massacranti. Appena arrivata trovo praticamente davanti al bus un tizio che mi offre un tour. Sembra una persona abbastanza affidabile e mi dà consigli vari anche sui miei prossimi spostamenti. Decido che fare il tour con lui è decisamente l'opzione meno sbatti, e avendo letto sulla lonely che i prezzi e i servizi per le Islas Ballestas più o meno si equivalgono, accetto. Le mie energie per la contrattazione e lo spirito di scoperta erano rimaste impigliate in una delle 48 ore da cui ormai stava durando il mio interminabile viaggio.
Mollo giù la valigia nel suo ufficio e mi metto in coda per fare il biglietto per la tassa di entrata alle isole, insieme a due francesi. Per il tour alle isole più quello al parco nazionale più il bus privato per andare a Ica ho speso 85 soles, circa 22 euro, che per due tour e un bus direi niente male! (ah ho anche provato a impietosirlo col fatto che era il mio compleanno, ma non mi ha fatto un grande sconto :)). Poi ci sono varie tasse del governo per entrare nei posti turistici, quasi ovunque, e quasi ovunque vanno pagati a parte, per la vittoria della disorganizzazione, delle code e delle fermate inutili lungo i percorsi. In questo caso erano tipo 10 soles di qui e 12 di là, ma la cosa più divertente sono stati i 5 soles per poter salire sul pontile e prendere la barca. Tassa di passaggio! Bah!
TOUR ISLAS BALLESTAS
Dopo poco inizia il tour delle isole Ballestas, famose per la fauna che le popola e per l’enorme quantità di cacca che ospitano!
Sono barche da una 30ina di persone, in quanto viaggiatrice solitaria vinco di ordinanza il posto di fianco al comandante. A bordo c'è anche una guida, peccato che essendo senza microfono abbia sentito più o meno una parola su due. Il vento in faccia è freddino, il sole non è dalla nostra, ma da quanto ho capito non lo è mai la mattina, almeno negli ultimi anni.
La prima tappa è il candelabro. Una cosa simile alle linee di Nazca, ma lì in mezzo al mare. Effettivamente sembra un candelabro, ma più probabile era un cactus, da cui estraevano la mescalina che usavano a scopi religiosi e medici come anestetico. Quella roba è lì su una sorta di duna da non si sa quante centinaia di anni, e non viene cancellata né dalla pioggia, perché lì praticamente non piove mai, né dal vento, che soffia da dietro la duna, proteggendolo. E’ sicuramente interessante, ma non particolarmente emozionante, e guardandolo mi sono riscoperta felice della mia scelta di skippare Nazca. Poi con la barca si vola verso le 3 isole. Immagino che con il sole debbano essere pazzesche, ma anche così non erano da meno. Formazioni rocciose a picco sul mare, tra archi naturali, grotte e anfratti vari. E poi tanto tanto guano. Le isole sono infatti famose proprio per la preziosissima merda d'uccello venduta a circa 3 dollari al chilo come concime. Ovviamente, per quanto gli uccelli siano tantissimi e indubbi padroni delle isole, ci vuole del tempo per poterne raccogliere chilate, quindi la raccolta viene fatta ogni 8 anni circa, a mano!... cioè, con pala e guanti. Figuratevi che in Perù ci sono state guerre nate per la merda d'uccello e che quest'ultima ha anche fatto risorgere l’economia del paese. A parte l'immenso quantitativo di volatili vediamo anche qualche pinguino da lontano, ma soprattutto tanti e coccolosissimi leoni marini. In sostanza due ore molto piacevoli, sballottamenti e schizzi gelidi a parte. Se soffrite di mal di mare è sinceramente meglio che vi troviate un altro passatempo!
TOUR PARQUE NACIONAL DE PARACAS
Torniamo a Paracas, giusto il tempo per saccheggiare una bancarella di piccoli lama calamite e ripartiamo in bus per il tour al Parque Nacional.
La prima fermata è stata abbastanza inutile: un triste museo su flora e fauna locale e uno spot per vedere i fenicotteri, che però non essendo stagione erano pochissimi e lontanissimi. Il cielo che era ancora tutto grigio, come per magia, ad ora di pranzo diventa azzurro, e meno male, perché i paesaggi che ci troviamo davanti sono pazzeschi.
Deserto che si tuffa nel mare, scogliere a picco, oceani arrabbiati su spiagge rosse.
Facciamo 3 fermate foto su panorami meravigliosi.
Difficilmente le foto descriveranno adeguatamente quel senso di pace che ti dà l'oceano spumoso col sole e il vento in faccia. Una meraviglia. Ci fermiamo anche a mangiare in un ristorantino affacciato sul mare, ce ne sono tanti, noi su raccomandazione andiamo in uno di quelli sul molo e io ordino una delle migliori ceviche della mia vita (circa 9 euro, che però non avrei mai pagato perché gentilmente offerto da una famiglia italiana che ho fatto sedere al mio tavolino al sole, che, scoprendo che era il mio compleanno, me l’ha offerta).
Purtroppo dopo poco lasciamo questo splendido posto e torniamo a Paracas, facendo un’ultima tappa alla Playa Roja, meravigliosa ma non fruibile, guardare ma non toccare.
Il paesaggio attorno a noi è davvero lunare, tant'è che dicono che abbiano usato questo posto per testare le navicelle da spedire nello spazio.
In riassunto: il parque natural de Paracas è splendido, il tour è stato carino, ma se ne avete la possibilità fatelo in autonomia in modo da non dover rispettare gli stretti orari del bus. Affittano sia biciclette, che bugghy che altri mezzi di trasporto. Inoltre, cercate il sole, che da quello che ho capito arriva sempre all’ora di pranzo. Per il tour in barca invece, sinceramente uno vale l’altro, ma attenzione perchè partono solo la mattina presto.
Se invece siete pigri o avete molto poco tempo sappiate che è possibile fare, anche in giornata islas + parque + dune bugghy a Huacacina. Risparmierete così un giorno di viaggio, soprattutto per quelli che si dirigono a Nazca o a Arequipa.
Continua a leggere con: 2 - ARRIVO A HUACACHINA
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